Sfida al lato oscuro | 31 ottobre - 06 novembre 2025
Le migliori long read dall’Italia e dal mondo
Dentro i data center che addestrano l’AI e prosciugano la rete elettrica
di Stephen Witt sul New Yorker
Guidando verso quasi ogni direzione, da quasi qualunque città americana, prima o poi ci si imbatte in un data center: un enorme cubo bianco che emerge da un terreno spianato, affiancato da generatori e recintato come un cortile di una prigione.
Un data center, che può consumare tanta elettricità quanto l’intera città di Filadelfia, è la nuova fabbrica americana: crea il futuro e sostiene l’economia. Ma quanto potrà durare? Un ottimo reportage.
E se dedicassi ogni momento della tua vita a sfidare i più potenti magnati della tecnologia americana?
di Noam Scheiber sul New York Times
Nel 2018, Aaron Greenspan era un imprenditore tecnologico poco più che trentenne che si chiedeva come impiegare i diversi milioni di dollari che aveva in tasca.
A differenza di molti nella sua ristretta cerchia sociale, non sentiva il richiamo di investire in nuove startup, né quello di fondarne un’altra. L’idea di comprare casa non lo entusiasmava; non si comprò nemmeno un’auto. Il suo unico sfizio fu un ordine di cinque magliette a maniche lunghe, prese in saldo. Per quanto riguarda il resto del suo piccolo patrimonio? Decise di usarlo per scommettere contro l’industria tecnologica, che ai suoi occhi appariva come una bolla pronta a esplodere.
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Cosa c’entra l’Italia con la sfida spaziale europea
di su
Spesso attendiamo dalla politica i grandi scatti in avanti, quelli che dovrebbero portarci più vicino all’innovazione, alla competitività, a un’idea di futuro condiviso. La realtà dei fatti, però, racconta un’altra cosa: a volte sono i privati, le grandi aziende, a imporre i passi decisivi. Nel settore spaziale europeo questo scatto non è una scelta, ma un obbligo: senza, il rischio è restare definitivamente indietro rispetto a Stati Uniti e Cina in un mercato che nei prossimi anni sarà cruciale per telecomunicazioni, difesa e ricerca, e che secondo Goldman Sachs dovrebbe raggiungere i 108 miliardi di dollari di valore contro gli attuali 15.
Dalla Toscana alla Sicilia, cinquemila lavoratori italiani saranno parte del nuovo colosso che punta a sfidare Elon Musk e la Cina nell’economia dei satelliti.
Campanili è un progetto giornalistico prodotto da NightReview e NR edizioni. Reportage, ritratti e approfondimenti per raccontare la società italiana osservandola da fuori Roma, dalle province, dalle periferie. Iscriviti alla newsletter.
Francesco Maselli è autore del libro L’Italia ha paura del mare. Reportage e saggi dai confini della Penisola, pubblicato dalla nostra casa editrice NR edizioni
Il furto che ha sconvolto il mondo
di Catherine Porter sul New York Times
A più di una settimana dal furto dei tesori del Louvre, comincia a delinearsi il quadro di una rapina accuratamente pianificata, che ha saputo sfruttare le falle nella sicurezza del museo e superare di gran lunga la rapidità della polizia. Un racconto minuzioso dei fatti.
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La pillola dimagrante del futuro
di Hannah Kuchler sul Financial Times
Nonostante il successo dei farmaci iniettabili come l’Ozempic, le aziende farmaceutiche stanno investendo massicciamente nelle compresse, a lungo considerate il sacro Graal della medicina contro l’obesità. Un approfondimento.
Jennifer Lawrence sceglie il lato oscuro
di Jia Tolentino sul New Yorker
Per un periodo è stata l’attrice più pagata al mondo.
Ma la sua immagine pubblica – spontanea e un po’ sguaiata, mentre i suoi film oscillavano tra il fantastico e il prestigioso – ha sempre rischiato di oscurare ciò che faceva sullo schermo. Era irresistibile per la macchina delle star: una candidata all’Oscar che scherzava sui plug anali, una bionda della Real America capace di evocare Lauren Bacall in abito da sera, ma diventata famosa per un film in cui scuoiava uno scoiattolo. L’idea stessa di Jennifer Lawrence divenne quasi un feticcio culturale, la fantasia a quattro quadranti della nazione: l’amabile ragazza sboccata e spensierata. L’apice della sua fama ha coinciso con un’epoca in cui si poteva dire “personal brand” senza ironia, e in cui trasformare l’identità di una giovane donna in un prodotto non era solo prerogativa di Hollywood, ma la base stessa su cui prosperavano intere piattaforme social.
Tutti i profili di grandi personaggi dovrebbero essere così arguti, divertenti e interessanti. Un ritratto scritto in modo eccezionale, come se ne leggono davvero pochi.
Jia Tolentino è autrice della raccolta di saggi Trick Mirror. Le illusioni in cui crediamo e quelle che ci raccontiamo, pubblicata dalla nostra casa editrice NR edizioni
Il mondo secondo Bonnie Blue
di su
“Bonnie Blue” è lo pseudonimo da pornostar scelto da Tia Emma Billinger, 26 anni. Oggi sarebbe semplicemente una delle tante creator su OnlyFans, se non fosse che il suo account è stato bannato, perché la sua ultima performance è stata considerata “troppo estrema” persino per gli standard della piattaforma. Con internet, anche l’industria pornografica ha dovuto affrontare delle crisi finanziarie, costringendo chi ci lavora a reinventarsi. Si è così affermata la figura dell’onlyfanser “indipendente”: sorta di content creator che si costruisce da sola un pubblico, puntando su contenuti pornografici sempre più spettacolari e performativi, capaci di cavalcare i trend e arrivare fino al mainstream. Bonnie Blue ci è riuscita con una performance intitolata “Faccio sesso con 1000 uomini in 12 ore”.
Beat and Love è un progetto editoriale di Laura Fontana, prodotto da NightReview e NR edizioni. Fenomenologia online e sociologia digitale, content economy e pop culture, piattaforme social e shitstorm. Iscriviti alla newsletter.
Come il potere dei fan sta cambiando il pop
di Ludovic Hunter-Tilney sul Financial Times
Amplificate dai social media, le fanbase oggi si sentono più vicine che mai ai propri idoli – nel bene e nel male. Un saggio.
L’omicidio di Candy Cane Park stava per essere risolto. Ma poi…
di Emma Goldberg sul New York Times
Un colpo di scena inatteso nell’indagine su un delitto del 1983 che continua a tormentare una piccola città dell’Oregon. Un caso estremamente interessante.
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Perché nessuno si fida più dei media?
di Jelani Cobb, Taylor Lorenz, Jack Shafer e Max Tani su Harper’s Magazine
Nel diciannovesimo secolo non ci fidavamo dei monopoli ferroviari; all’inizio del ventesimo, delle banche sempre più corporative. Oggi, quando pensiamo a un’istituzione nazionale grande e impersonale, pensiamo quasi sempre ai media.
La perdita di fiducia nasce soprattutto da errori nel racconto della crisi di Gaza o del COVID, oppure dal nostro crescente distacco da istituzioni lontane che non riescono più a rispecchiare le comunità che dovrebbero servire?
Anatomia di una crisi di credibilità, in una corposa discussione tra quattro giornalisti esperti.










