Cercare giustizia non è sempre la soluzione | 17 - 23 ottobre 2025
Le migliori long read dall’Italia e dal mondo
Ha aiutato gli Stati Uniti in Afghanistan. Ora rischia di essere deportato e finire nelle mani dei talebani
di John Woodrow Cox sul Washington Post
Questa è la storia di H, un cittadino afghano che ha aiutato gli americani quando hanno invaso il suo paese, e poi ha deciso di trasferirsi proprio negli Stati Uniti attraverso il programma di permesso umanitario. Dopo il suo ingresso, ha chiesto asilo, costruendosi una vita e crescendo due figli nati negli Stati Uniti, insieme alla moglie. Ma l’amministrazione Trump ha revocato le tutele che permettevano a persone come H di restare nel paese. Un funzionario della Sicurezza interna lo ha definito “uno straniero non verificato proveniente da un paese ad alto rischio”. H, invece, è tutt’altro.
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Come almeno 30 donatori di Trump hanno finora tratto beneficio dal suo secondo mandato
di Joe Miller, Alex Rogers, Paul Caruana Galizia e Nikou Asgari sul Financial Times
Sebbene i presidenti precedenti abbiano introdotto politiche che hanno aiutato i loro sostenitori, oggi assistiamo a episodi molto più espliciti, come la concessione della grazia presidenziale che li assolve dai loro crimini.
Hanno contribuito a rovesciare la Roe contro Wade. Ora puntano alla Gran Bretagna
di Jane Bradley e Elizabeth Dias sul New York Times
Un’organizzazione che ha combattuto il diritto all’aborto negli Stati Uniti è ora un improbabile tramite tra i repubblicani del movimento MAGA e il partito britannico Reform U.K. di Nigel Farage, sempre più in ascesa nei consensi.
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Tre manifestazioni fanno una prova
di Francesco Maselli su Campanili
Dal 2022 l’opinione pubblica italiana è entrata in uno stato di apatia, incapace di prove di forza. Giorgia Meloni ha saputo interpretare questa domanda di tranquillità e mantiene ancora il consenso.
Ma se l’equilibrio si incrina, se la protesta torna a occupare lo spazio pubblico, quella rendita di stabilità diventa più fragile. E il tempismo non le è favorevole: mentre le piazze tornano a riempirsi, il governo presenta una legge di bilancio con pochissimo contenuto. Il nodo principale è il cosiddetto fiscal drag [...] Un malessere sociale che si accumula, gorgoglia, e che finora non ha trovato sbocchi organizzati. È questo che rende le piazze degli ultimi giorni un segnale impossibile da sottovalutare: non tanto per la loro capacità di incidere direttamente sulla politica estera (infatti le posizioni del governo non sono cambiate), quanto per la possibilità che rivelino crepe più profonde.
Un’analisi di quello che appare come un cambio di scenario politico.
Campanili è un progetto giornalistico prodotto da NightReview e NR edizioni. Reportage, ritratti e approfondimenti per raccontare la società italiana osservandola da fuori Roma, dalle province, dalle periferie. Iscriviti alla newsletter.
Francesco Maselli è autore del libro L’Italia ha paura del mare. Reportage e saggi dai confini della Penisola, pubblicato dalla nostra casa editrice NR edizioni
Londra è diventata un centro mondiale dei furti di telefoni. Ora sappiamo perché
di Lizzie Dearden e Amelia Nierenberg sul New York Times
Lo scorso anno, circa 80 mila telefoni sono stati rubati nella capitale britannica. La polizia sta finalmente scoprendo dove sono finiti molti di questi. Una strana storia.
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Modificare la natura per rimediare ai nostri fallimenti
di Aryn Baker su Noēma
L’editing genetico potrebbe permetterci di evitare che una specie si estingua del tutto. Ma dovremmo davvero farlo? E siamo davvero pronti ad affrontarne le conseguenze, nel bene e nel male? Un’indagine affascinante.
Ha vinto 2 miliardi alla lotteria. Ora sta comprando i terreni bruciati dagli incendi di Los Angeles
di Rebecca Picciotto e Konrad Putzier sul Wall Street Journal
Edwin Castro è tra i maggiori investitori che stanno acquistando proprietà distrutte dal fuoco. Vuole guidare la ricostruzione della sua città natale, Altadena.
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La ricerca di giustizia da parte di un fratello è andata troppo oltre?
di Eren Orbey sul New Yorker
Il caso dell’omicidio di Scott Johnson è diventato simbolo di un movimento per fare luce sulla violenza antigay in Australia. Ma le prove che hanno portato alla condanna di un uomo non sono mai state rese pubbliche.
Il corpo di Scott Johnson fu trovato ai piedi di North Head, un promontorio di arenaria a Manly, in Australia, che si erge per oltre sessanta metri sopra la frastagliata costa del Mar di Tasman. Una coppia di pescatori subacquei camminava lungo la riva, in un’umida mattina di dicembre, nel 1988, quando si imbatté nel suo corpo, nudo e gravemente sfigurato. Una tempesta aveva colpito la costa la notte precedente, lavando via la maggior parte del sangue, ma i gabbiani beccavano frammenti di viscere sparsi sulle rocce. Uno dei due uomini andò a cercare aiuto; l’altro attese l’arrivo della polizia e la accompagnò fino in cima alla scogliera. A una decina di metri dal bordo, gli agenti trovarono un mucchio ordinato di vestiti e un paio di scarpe da ginnastica con dentro alcuni effetti personali, tra cui un pass ferroviario. Non c’erano segni di violenza né alcun biglietto d’addio.
Scott era un americano di ventisette anni che viveva a Canberra, la capitale, tre ore a sud di Manly, insieme al suo compagno, Michael Noone. Quella sera, Noone tornò a casa e trovò un messaggio della polizia sulla segreteria telefonica: lo invitavano a identificare al più presto il corpo di Scott. Prima di mettersi in viaggio per Manly, Noone chiamò il fratello maggiore di Scott, Steve, dottorando a Cambridge, in Massachusetts, dove viveva con la moglie e il loro neonato. I due fratelli erano molto legati, e Scott aveva trascorso con lui sei settimane quella stessa estate. “Riesco ancora a sentire la paralisi di quei primi momenti di silenzio”, ricordò poi Steve.
Partì con il primo volo per l’Australia. Una volta arrivato, la polizia aveva già classificato la morte di Scott come suicidio. Steve si rifiutò di crederci. “Non mi sembrava possibile che si fosse ucciso senza salutare nessuno”, disse in seguito. Scott era un brillante studioso, vicino a completare un dottorato in matematica. Si recava spesso a Sydney per incontrare il suo relatore, che raccontò a Steve di aver fissato con lui un incontro per la settimana successiva. Eppure, un agente gli disse, parlando di North Head: “È qui che la gente viene a buttarsi, amico. Specialmente gli omosessuali”, come se bastasse a chiudere il caso.
Steve rimase sconcertato nel sapere che, nonostante il portafoglio di Scott non fosse stato trovato, la sommità della scogliera non era stata trattata come una possibile scena del crimine. La polizia aveva spostato i vestiti prima di fotografarli, compromettendo eventuali prove, e non aveva cercato testimoni nella zona. Steve insistette per un’indagine approfondita, ma l’inchiesta del coroner, condotta per stabilire la causa della morte, concluse che, “in assenza di elementi contrari”, la tesi del suicidio era fondata.
Ogni morte inspiegata lascia spazio a versioni contrastanti, ma quella di Scott era segnata da ambiguità particolarmente sconcertanti. Non era chiaro perché si trovasse a Manly, un sobborgo di surfisti dall’aria ruvida sull’altro lato del porto di Sydney, e nessuno sapeva dire come avesse trascorso il giorno e mezzo prima del ritrovamento. Le ferite dovute alla caduta erano così gravi che il medico legale non poté stabilire se avesse subito violenza prima di morire. Per quasi vent’anni, Steve ha vissuto con quelle domande, senza sapere come affrontarle. Quando il nome del fratello veniva fuori in una conversazione, diceva che Scott era morto per una caduta, o in un incidente, oppure “per quello che il coroner definì suicidio, ma non ne siamo certi”.
Una mattina del 2005, mentre sfogliava la posta in cucina, Steve trovò una busta gialla inviata da Noone. All’interno c’erano due ritagli del Sydney Morning Herald riguardanti tre uomini morti o scomparsi negli anni Ottanta lungo le scogliere di Bondi Beach, una famosa località turistica a meno di un’ora da North Head. Un articolo spiegava che la scogliera di Bondi era nota come luogo di incontro, o beat, dove bande di adolescenti aggredivano e derubavano uomini gay. In origine, i tre casi erano rimasti irrisolti o archiviati come “incidenti”. Ma una nuova inchiesta del coroner aveva stabilito che almeno due di quegli uomini erano stati probabilmente spinti giù dalle scogliere. Rileggendo più volte quegli articoli, Steve provò finalmente una certezza a lungo cercata: “È lì che ho subito pensato: Ecco cos’è successo a mio fratello”.
L’industria del vino californiana è in crisi
di Laura Cooper sul Wall Street Journal
Cambiamenti nelle abitudini di consumo, calo dei prezzi, dazi e condizioni climatiche avverse stanno costringendo i produttori a fare l’impensabile: sradicare le vigne.
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L’espansione globale dei ristoranti di lusso
di Jay Rayner sul Financial Times
Mentre una nuova generazione segue le orme di Nobu e Zuma, questo saggio analizza l’ascesa delle catene di ristoranti luxe, e si chiede se questo successo non abbia avuto un prezzo.










